Ma se non volessi fare carriera?
Andare al contrario rispetto a quello che ci hanno da sempre inculcato
Ciao, sono Veronica, lavoro in una multinazionale di giorno e la sera insegno yoga! Mi piace molto anche scrivere, perciò ho creato questa newsletter dove commento periodicamente notizie, articoli e vicende, non necessariamente nell’ambito yoga. Anche se alla fine trovo sempre un collegamento!
Qualche tempo fa trovo su linkedin un post provocatorio di Riccardo Germani che parla del fenomeno Anti-carriera.
Per Anti-Carriera si definisce quel movimento di persone che hanno capito che sacrificare il proprio tempo e la salute mentale per aspirare ad un ruolo più importante in azienda, non vale poi così la pena.
La generazione dei nostri genitori e dei nostri nonni ha sempre giudicato il sacrificio al lavoro come necessario e imprescindibile dalla propria vita. Il posto fisso, lo stipendio scarso ma stabile, fare gli straordinari gratis per mettersi in buona luce con il capo, lavorare 12 ore al giorno, spesso anche nei weekend… ecco questo era la normalità. Nulla su cui discutere.
La generazione dei Millennial e la nuova generazione Z la stanno iniziando a pensare differentemente.
Il covid ci ha dato diverse dure lezioni e al ritorno alla “normalità” abbiamo capito che tante dinamiche lavorative stavano davvero strette e che possiamo scegliere.
Sempre più persone preferiscono ambienti lavorativi che garantiscano flessibilità di orari e più giornate di smartworking.
In uno studio letto in un articolo del Sole 24 Ore condotto su una fascia di giovani tra i 18-24 anni, in una scala di valori il lavoro non è nemmeno nella top 5 e la flessibilità di orario è una priorità per il 33% degli intervistati.
Non è così solo in Europa
Nell’episodio 78 del podcast Altri Orienti, anche in Asia sempre più giovani rifiutano le retoriche lavorative imposte dalla società e dai governi.
Singapore ha introdotto delle linee guida per le aziende che decidono di passare a 4 giorni lavorativi settimanali, movimenti di giovani in Cina protestano sui social recandosi al lavoro in pigiama per dimostrare quanto poco il lavoro conti al netto del consumo fisico e mentale a cui le persone sono sottoposte. In Corea del Sud e in Giappone le nuove generazioni stanno ridefinendo il mercato del lavoro, non accettando più di lavorare per aziende che non garantiscono un numero adeguato di ferie annue o orari lavorativi di 8 ore.
Cosa importa?
Fare carriera è sempre stato visto come l’obiettivo a cui aspirare, sacrificando ore del proprio tempo libero, sacrificando il tempo passato con la famiglia per darlo alla propria azienda.
Ma le metriche di valori che fanno si che un dipendente rimanga a lavorare presso la stessa azienda stanno cambiando.
Ad esempio in una ricerca dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano pubblicata da Will Media, al primo posto tra le motivazioni per cui una persona decide di licenziarsi e cambiare posto di lavoro c’è il benessere fisico e mentale.
Non sei tu, è la società
Non ho letto ancora il libro di Maura Gancitano e Andrea Colamedici “Ma chi me lo fa fare”, ma dai commenti e dalle osservazioni che quotidianamente i due filosofi pubblicano sui loro social, la romanticizzazione del lavoro e l’idea che se non fai carriera, non trovi il lavoro dei tuoi sogni e non dedichi tutto te stesso a questa ricerca, fa si che molti di noi si sentano dei totali falliti!
Non esiste un mondo al di fuori del lavoro e se fai lo spazzino è ovvio che tu debba automaticamente desiderare di meglio e avere altri obiettivi lavorativi. Se non li hai sei davvero uno sfigato!
La mia carriera e il mondo dello yoga
Per chi mi segue su Instagram, sa che ho sempre detto e confermo anche qui, che il mio lavoro mi piace.
Ho studiato e lavorato sodo per trovare la posizione in cui mi trovo oggi, in un’azienda in cui ho un ruolo che mi permette di avere un’ottimo bilancio tra lavoro e vita privata, che mi dà soddifazioni lavorative e un ottimo ambiente di lavoro con un buon stipendio per il mio stile di vita.
Proprio perchè ho raggiunto una posizione che mi fa stare così bene ogni tanto rifletto “Dovrei essere ancora più ambiziosa? Dovrei continuare a fare carriera?”
Devo ammettere che al momento sto bene così come sto e anche io non vorrei sacrificare questo ruolo che mi permette di avere dei sani orari lavorativi e molta flessibilità rispetto ad un ruolo di maggior prestigio e più renumerato ma che mi tolga i piccoli spazi che ho creato per me stessa.
Inoltre per quanto ami il mio lavoro, lo trovi dinamico e appassioanante, è il mio lavoro.
Chiuso il pc io non ci penso più e mi dedico alle mie passioni, che in questo momento sono il movimento fisico e lo yoga.
Sempre più spesso mi è capitato di rispondere così a chi mi chiede “Ma ti piace più il tuo lavoro od insegnare yoga?”
Il mio lavoro mi dà da mangiare , lo yoga nutre il mio animo
Se vuoi condividere con me il tuo pensiero sull’argomento:
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Sono assolutamente d'accordo. Credo che si debba cercare il proprio equilibrio tra lavoro,hobby,famiglia e tutto ciò che ci rende felici. La vita è una sola e godersela serenamente un grande obiettivo da raggiungere.